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I migliori vini Rossi, Bianchi e Rosé della Tunisia


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Quanto conta la memoria nella degustazione? Tanto.


Sensazioni e percezioni si archiviano nella memoria. Perciò, oltre al sentire immediato, più o meno riflesso, andiamo a cercare nell'archivio della memoria, a volte anche in fondo al cassetto più in basso, tutti quei ricordi sensoriali depositati in seguito alle nostre esperienze passate, che funzionano come pietre di paragone, come punti di riferimento per riconoscere un profumo, un sapore.

In fondo la degustazione è un continuo confrontare tra le sensazioni immediate, quelle provocate dal vino che abbiamo davanti, con quelle del passato, memorizzate, che ci forniscono la chiave di lettura per identificare il presente.

Se certi sapori, ad esempio, come il dolce e il salato, si riconoscono subito, quando si tratta di caratteri più complessi, di paragoni più sottili, di sfumature gustative meno precise e meno evidenti, occorre fare ricorso alla propria memoria gustativa, o olfattiva, non senza un certo sforzo per riportare a galla sentori già sperimentati.

Non sempre ci riusciamo ( è anche una questione di allenamento e di ripetute esperienze) : Quando si assaggia, osserva acutamente Peynaud, si prova spesso impotenza nel tradurre un'impressione, ho il sapore in bocca, l'odore, si dice, ce l'ho sulla punta della lingua.
Per contro,quanto è bello ritrovare quel sapore, quell'odore che ti aspettavi di ritrovare.

Personalmente provo soddisfazione, come quando i quadratini si incastravano nel gioco da bambino, ogni qualvolta ritrovo il profumo di pepe e di coloniali in un certo vino di Langa.

Come quelli delle vecchie drogherie.
Non ritrovarli...a volte capita...è una delusione profonda.

Per saper degustare bene occorre avere, quindi, anche una memoria agile, per trovare entro pochi secondi fra i ricordi catalogati, i caratteri del vino introdotto in bocca, per evocare il ricordo, per far scattare il meccanismo di apertura del cassetto misterioso della memoria dove sono archiviati i nostri riferimenti.

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Quanto conta la memoria nella degustazione? Tanto.


Sensazioni e percezioni si archiviano nella memoria. Perciò, oltre al sentire immediato, più o meno riflesso, andiamo a cercare nell'archivio della memoria, a volte anche in fondo al cassetto più in basso, tutti quei ricordi sensoriali depositati in seguito alle nostre esperienze passate, che funzionano come pietre di paragone, come punti di riferimento per riconoscere un profumo, un sapore.

In fondo la degustazione è un continuo confrontare tra le sensazioni immediate, quelle provocate dal vino che abbiamo davanti, con quelle del passato, memorizzate, che ci forniscono la chiave di lettura per identificare il presente.

Se certi sapori, ad esempio, come il dolce e il salato, si riconoscono subito, quando si tratta di caratteri più complessi, di paragoni più sottili, di sfumature gustative meno precise e meno evidenti, occorre fare ricorso alla propria memoria gustativa, o olfattiva, non senza un certo sforzo per riportare a galla sentori già sperimentati.

Non sempre ci riusciamo ( è anche una questione di allenamento e di ripetute esperienze) : Quando si assaggia, osserva acutamente Peynaud, si prova spesso impotenza nel tradurre un'impressione, ho il sapore in bocca, l'odore, si dice, ce l'ho sulla punta della lingua.
Per contro,quanto è bello ritrovare quel sapore, quell'odore che ti aspettavi di ritrovare.

Personalmente provo soddisfazione, come quando i quadratini si incastravano nel gioco da bambino, ogni qualvolta ritrovo il profumo di pepe e di coloniali in un certo vino di Langa.

Come quelli delle vecchie drogherie.
Non ritrovarli...a volte capita...è una delusione profonda.

Per saper degustare bene occorre avere, quindi, anche una memoria agile, per trovare entro pochi secondi fra i ricordi catalogati, i caratteri del vino introdotto in bocca, per evocare il ricordo, per far scattare il meccanismo di apertura del cassetto misterioso della memoria dove sono archiviati i nostri riferimenti.

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Quanto conta la memoria nella degustazione? Tanto.


Sensazioni e percezioni si archiviano nella memoria. Perciò, oltre al sentire immediato, più o meno riflesso, andiamo a cercare nell'archivio della memoria, a volte anche in fondo al cassetto più in basso, tutti quei ricordi sensoriali depositati in seguito alle nostre esperienze passate, che funzionano come pietre di paragone, come punti di riferimento per riconoscere un profumo, un sapore.

In fondo la degustazione è un continuo confrontare tra le sensazioni immediate, quelle provocate dal vino che abbiamo davanti, con quelle del passato, memorizzate, che ci forniscono la chiave di lettura per identificare il presente.

Se certi sapori, ad esempio, come il dolce e il salato, si riconoscono subito, quando si tratta di caratteri più complessi, di paragoni più sottili, di sfumature gustative meno precise e meno evidenti, occorre fare ricorso alla propria memoria gustativa, o olfattiva, non senza un certo sforzo per riportare a galla sentori già sperimentati.

Non sempre ci riusciamo ( è anche una questione di allenamento e di ripetute esperienze) : Quando si assaggia, osserva acutamente Peynaud, si prova spesso impotenza nel tradurre un'impressione, ho il sapore in bocca, l'odore, si dice, ce l'ho sulla punta della lingua.
Per contro,quanto è bello ritrovare quel sapore, quell'odore che ti aspettavi di ritrovare.

Personalmente provo soddisfazione, come quando i quadratini si incastravano nel gioco da bambino, ogni qualvolta ritrovo il profumo di pepe e di coloniali in un certo vino di Langa.

Come quelli delle vecchie drogherie.
Non ritrovarli...a volte capita...è una delusione profonda.

Per saper degustare bene occorre avere, quindi, anche una memoria agile, per trovare entro pochi secondi fra i ricordi catalogati, i caratteri del vino introdotto in bocca, per evocare il ricordo, per far scattare il meccanismo di apertura del cassetto misterioso della memoria dove sono archiviati i nostri riferimenti.

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